Torna disponibile, dopo tre anni di lavori, l’Antiquarium di Pompei. Non più destinatario di mostre temporanee, il plesso riapre con i crismi di un vero museo. Il primo per la cittadina campana, come afferma, orgoglioso, il direttore del sito archeologico di Pompei, Massimo Osanna. Sono undici le sale che ospitano reperti, affreschi, statue fino ai calchi di un giovane schiavo e un uomo adulto rinvenuti solo qualche mese addietro. E sono cinque i secoli di storia racchiusi all’interno del Museo. Dalla dominazione sannitica alla morte della città, durante l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.
L’Antiquario si trova all’interno del sito pompeiano, prossimo all’ingresso di Piazza Esedra, e introduce, con una esposizione cronologica, al percorso esterno del visitatore. Fu l’archeologo Giuseppe Fiorelli ad inaugurarlo nel 1873 e il suo collega Amedeo Maiuri ad ampliarlo con lavori iniziati nel 1926. L’edificio subì danni seri durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale e molti reperti furono distrutti. Nel 1948 fu rimesso a nuovo, fino al terremoto dell’’80 che ne decretò l’inagibilità fino al 2016.
Anno in cui ripartì, ma solo per esposizioni temporanee. Oggi, finalmente, come afferma la responsabile dell’Antiquarium Luana Toniolo, si riapre in maniera permanente. Anche con l’aiuto di un chat bot, un assistente digitale, che supporta in modo valido l’appassionato archeologo. Meritano una citazione i dipinti della Casa del bracciale d’oro, il cratere bronzeo di Giulio Polibio, un servizio da tavola in argento ritrovato a Moregine, poco fuori Pompei. Così come gli amuleti colorati del tesoro della fattucchiera. Rinvenuti nella Casa col Giardino.