Azzurri per caso (da 110 anni)

Azzurri per caso, i colori dell’Italia calcistica. Correva l’anno 1911. Esattamente a Milano, il 6 gennaio, era in programma Italia-Ungheria. La nazionale italiana, che all’epoca indossava una mise bianca, certo non poteva confondersi con l’identica divisa degli avversari. Fu così che “ci colorammo” d’azzurro per la prima volta. Un colore che ci rimane appiccicato addosso da centodieci anni. Nel mondo ci chiamano “azzurri” tout court, nel calcio e nelle altre discipline sportive.

La bacheca di tale colore pullula di campioni che hanno fatto la storia del nostro calcio. E rimangono sempre vivi i ricordi di epiche sfide. Almeno quelle vittoriose. Già, perché alcune autentiche debacle rimangono ancora indigeste. Rimaniamo agli allori. Sono davvero tanti i beniamini che hanno onorato la maglia azzurra. Vittorio Pozzo, indimenticabile C.T., diventa bi-campione del mondo nel ’34 italiano e nel ’38 francese.

Si distinsero, nelle occasioni, alcuni giovanotti dell’epoca che rispondono ai nomi di Giuseppe Meazza, Luigi Colaussi, Silvio Piola, Angelo Schiavio ed Eraldo Monzeglio. Ricordiamo il terzo e quarto trionfo iridato. Maturati nell’82 in Spagna con Bearzot e nel 2006 a Berlino con Lippi. Gli exploit di Paolo Rossi, le battaglie di Marco Tardelli, la classe di Rivera e Baggio, le colonne Burgnich e Facchetti e il “rombo di tuono” nazionale Gigi Riva, tuttora capocannoniere azzurro con 35 bottini.

Tra le partite simbolo è d’obbligo ricordare Italia-Germania del ’70 in Messico e la finale europea del ’68 a Roma. L’azzurro italiano, forse di ispirazione sabauda, ha resistito negli anni, cedendo il passo alla seconda maglia, di colore bianco, nelle poche occasioni di sopravvenute esigenze televisive. Ed è stata tradita, nella sua illibatezza, solo quando gli organi più in alto si sono fatti ingolosire dagli sponsor che negli ultimi anni hanno vestito la Nazionale italiana.

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