Littering: un fenomeno che preoccupa

L’Organizzazione delle Nazioni Unite ha inserito, tra i dettami ritenuti idonei a perseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile, un preciso punto, definito “città sostenibili e comunità”. Regole, quelle dell’ONU, appieno condivisibili, se si tiene conto che, tra meno di dieci anni, le città ospiteranno ben cinque miliardi di persone, che costituiscono il 60% della popolazione dell’intero Pianeta. La community “Save the Planet”, insieme con JTI Italia, fornisce uno studio ad hoc, nel contesto del Forum Ansa 2030, dal titolo “Quanto sono sostenibili le nostre città?”. Che traccia un primo identikit delle future eco-metropoli. Il Ministero dell’Ambiente ha offerto il proprio patrocinio.

Le protagoniste sono quattordici città italiane. Tre invece sono i punti estratti dalla normativa europea “ISO 37120:2018”: 1) Affluenza turistica; 2) Verde cittadino; 3) Smaltimento rifiuti urbani. Partendo dal terzo, sono evidenti le difficoltà che incontrano le Amministrazioni Locali a trattare una massa crescente di materiali nocivi che arrecano degrado urbano. Il littering (l’abbandono compulsivo dei piccoli rifiuti) cresce a dismisura pregiudicando la vivibilità non solo in città ma anche in montagna e sui litorali.

E se il turismo rappresenta, per il nostro Paese, una fetta sostanziosa del PIL nazionale, sarebbe opportuno un intervento radicale per ognuno nel cambiamento delle pessime abitudini quotidiane. Per quest’ultimo aspetto, nell’estate scorsa, “Save the Planet” con “JTI Italia” e l’agenzia cooperativa sociale Pensieri & Colori, ha promosso #IoLaButtoLi: una campagna-indagine per la sensibilizzazione verso il preoccupante fenomeno. Pur evidenziando dati spesso allarmanti, il report del sondaggio mette in luce la categoria dei giovani, che appaiono (per fortuna) i più intolleranti verso lo scempio quotidiano dell’abbandono dei piccoli rifiuti. Le soluzioni? Basterebbe, secondo alcuni, l’inasprimento delle sanzioni previste.

Od anche una maggiore diffusione di cestini e contenitori che in talune aree mancano del tutto. Ma è chiaro che il più delle volte è l’educazione civica a mancare e a marcare una netta differenza con le coscienze straniere, molto più inclini al rispetto ambientale. Per la diffusione e la conservazione delle aree verdi, il trend di raffronto con gli altri Paesi è pressappoco identico. È evidente che per le green city occorrono Amministrazioni Territoriali intraprendenti ed intransigenti, che conoscano bene, e fino in fondo, le esigenze degli amministrati. Prima che sia troppo tardi, davvero, è bene che si tengano fuori grigi interessi di frange poco raccomandabili.

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